Federico Belotti, tra i 100 giovani economisti nel mondo
di Pamela Pergolini
Non tutti i cervelli italiani fuggono all’estero. Federico Belotti, classe 1976, post doc al Ceis – Center for Economic and International Studies dell’Università di Roma “Tor Vergata”, è tra i primi 100 giovani economisti nella classifica stilata da IDEAS-RePec (Research Papers in Economics), l’indice mondiale della ricerca accademica in ambito economico e finanziario, e tra i 10 italiani presenti nella classifica l’unico ad essere rimasto in Italia e l’unico a vantare un percorso formativo (Laurea, Master e Dottorato) tutto italiano, avendo conseguito i suoi studi interamente all’Università di Roma “Tor Vergata”.
Il database bibliografico di RePec, aggiornato da centinaia di volontari provenienti da 86 Paesi, considera “giovani economisti” i ricercatori per i quali non siano passati più di 10 anni dalla loro prima pubblicazione.
Federico, la tua tesi di dottorato “Three Essays on Applied Econometrics”, sostenuta nel 2011, è stata pubblicata e premiata dalla Società Italiana di Statistica come “Best Italian Ph.D. Thesis in Applied Statistics and Demography” per i “contributi originali” all’econometria, che è il tuo campo di ricerca. Ci puoi raccontare quali i sono i contributi originali della tua tesi?
La mia tesi è composta da due contributi originali all’econometria. NeI primo, ho proposto nuovi stimatori consistenti per il modello delle frontiere stocastiche ad effetti fissi al fine di risolvere quello che in econometria viene definito incidental parameters problem, migliorando la stima di parametri chiave in questa tipologia di modelli. Questi strumenti vengono utilizzati in economia per misurare l’efficienza di un insieme omogeneo di unità produttive e sono molto applicati. Nella mia ricerca, li ho usati per misurare l’efficienza tecnica degli ospedali Laziali. Il secondo contributo propone un metodo robusto per la stima di una mistura di modelli di regressione per dati count, al fine di attenuare l’effetto distorsivo dei valori estremi caratteristico delle stime ottenute attraverso il metodo della massima verosimiglianza. Questo strumento è molto usato in statistica in quanto molto utile per modellare un insieme eterogeneo di unità statistiche. Nel mio caso, ho applicato questo nuovo strumento a due basi di dati biometriche caratterizzate da valori estremi.
Quale tipologia di dati interessa le tue ricerche?
I dati su cui lavoro di solito sono dati di tipo “micro” relativi a individui, famiglie o imprese. Si tratta, inoltre, di dati che vengono osservati nel tempo, per questo vengono definiti “dati panel”.
Come ci si sente ad essere tra i primi 100 giovani economisti nel mondo?
Sono molto contento ma ci tengo a chiarire che il database bibliografico di RePec non raccoglie soltanto le classiche pubblicazioni scientifiche, come articoli e libri, ma anche software statistico. E il fatto di essere così ben posizionato nella classifica lo devo soprattutto allo sviluppo di software statistico open source che consente alla comunità scientifica (e non solo) di applicare a casi concreti i miei contributi metodologici. Questo mi ha dato molto visibilità, ma ci sono sicuramente brillanti giovani economisti/econometrici che hanno più pubblicazioni scientifiche di me e meriterebbero di avere una posizione migliore in classifica!
A che cosa stai lavorando in questo momento?
A diverse cose ma in particolare con il gruppo di ricerca Ceis HEEP – Health Econometrics, Economics and Policy, coordinato dal prof. Vincenzo Atella, anche direttore del Ceis, ci stiamo occupando, in collaborazione con l’OCSE e l’University of Southern California, di adattare il modello statunitense FEM (Future Elderly Model) all’Europa, sviluppando così uno strumento che consenta di simulare in modo attendibile l’andamento delle principali malattie croniche (diabete, ipertensione, tumore, malattie cardiovascolari, ecc.) e la relativa spesa sanitaria per 10 paesi dell’Unione Europea.
Un modello di microsimulazione dinamica che consentirà di valutare gli effetti di interventi di politica sanitaria secondo una logica “what if” (“E se”) e che ci permetterà di fare delle proiezioni su quello che probabilmente accadrà nei prossimi 30 anni.
Federico Belotti ha un assegno di ricerca in scadenza che potrà andare avanti al massimo per altri due anni, secondo quanto stabilito dalla Legge Gelmini. Poi potrà solo sperare che una università bandisca dei posti da ricercatore a tempo determinato nel suo settore concorsuale. Oppure sarà un altro cervello in fuga.